L’efficienza di un allenamento dipende da un’impostazione ottimale delle sollecitazioni e dei recuperi. L’insieme degli stimoli allenanti generati dai mezzi d’allenamento è chiamato carico di lavoro. Un’impostazione ottimale deriva dunque da degli allenamenti che seguano principi e criteri metodologici precisi e non lasciati al caso. Ogni esercitazione proposta durante la singola seduta d’allenamento fa parte di un programma ben preciso che segue obiettivi e propedeuticità specifiche.
La pianificazione ed il controllo dei mezzi d’allenamento incidono sulla realizzazione di un lavoro ottimale. La quantificazione del lavoro senza palla risulta abbastanza semplice. Ogni allenatore è in grado si sapere dove incide a livello di capacità condizionale (forza, velocità, resistenza) il lavoro che sta svolgendo. Più difficile risulta invece quantificare le esercitazioni con la palla: quei mezzi d’allenamento che hanno caratteristiche di riprodurre situazioni e modelli simili a quelli di gara. Occorre considerare che queste esercitazioni oltre a migliorare gli aspetti tecnici e tattici, necessitano di sforzi organici e di conseguenza variando il numero dei giocatori, lo spazio…viene ad essere modificata l’intensità del lavoro. Il lavoro svolto con la palla deve dunque essere organizzato in maniera tale da non allontanarsi da quelli che sono gli scopi organici o le necessità derivanti dalla seduta d’allenamento. A volte si tralascia il lavoro a secco, cioè senza palla, perché magari non si vogliono sovraccaricare gli atleti e poi si fanno svolgere esercitazioni con la palla che risultano essere impegnative. Frequenza cardiaca, velocità, spazio, acido lattico sono le componenti primarie per monitorare il carico di lavoro al fine di quantificare l’allenamento. Per carico di lavoro intendiamo l’insieme degli stimoli allenanti ai quali è sottoposto l’atleta al fine di determinare nell’organismo quegli adattamenti che gli consentiranno di migliorare la prestazione. Dal punto di vista organico la quantificazione del lavoro può essere effettuata attraverso parametri interni dell’atleta come la frequenza cardiaca e l’acido lattico, o parametri esterni come lo spazio, il numero di giocatori, il tempo, il recupero durante le esercitazioni… La frequenza cardiaca, utile per quantificare il lavoro a secco d’alcune esercitazioni ci aiuta a pesare anche dei lavori con la palla. Occorre considerare che questo parametro è molto individuale e dipende da fattori quale l’età, l’allenamento e la frequenza cardiaca massima. Attraverso vari test possiamo rilevare la frequenza cardiaca massima o quella attorno alla quale s’inizia a produrre acido lattico. In ogni caso riusciamo a capire in maniera certa le capacità di un atleta di recuperare dopo lo sforzo e creare attraverso le analisi della F.C. delle esercitazioni con tempi e recuperi stabiliti che rispettino parametri d’intensità secondo gli obiettivi. La rilevazione avviene attraverso il cardiofrequenzimetro strumento efficace per capire il tipo d’impegno cardiovascolare, costituito da una fascia da posizionare sul torace che rileva i battiti trasferiti poi sul computer. Nella tabella riportata a lato potete verificare l’andamento differente della f.c. e dunque dello sforzo in rapporto al tempo di lavoro e quello di recupero in una stessa esercitazione.