FOTO DI GRUPPO AL C.T.F. DI COVERCIANO

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sabato 21 aprile 2012

VALUTAZIONE E ALLENAMENTO DELLA POTENZA AEROBICA E DELLA RESISTENZA LATTACIDA NEL CALCIO. TEST E METODO DI SINTESI

Da un confronto avuto con il collega Prof. Salvatore D'Andrea sulla preparazione precampionato ho voluto approfondire l'argomento sul "METODO DI SINTESI". Buona lettura a tutti!!!!!
Il fine di ogni tipologia di valutazione della prestazione di un atleta è quello di trovare un sistema da campo stabile e attendibile per impostare una preparazione personalizzata. Tra i molti tentativi che sono stati prodotti in questi ultimi anni il Test di Sintesi di Riccardo Proietti è di sicuro molto interessante: eccone qualche applicazione pratica.
INTRODUZIONE
I test e metodi di lavoro intermittente stanno ricevendo un’accoglienza e diffusione sempre più ampia nell’area dell’allenamento rivolto al miglioramento dei processi di erogazione di energia aerobici ed anaerobici e della resistenza muscolare. Proietti (15) ha rilevato in un gruppo di calciatori (n=20; età 17.2, 1,19; altezza 177.1±6.0, peso 67.1±6.53) una correlazione significativa tra indice di resistenza lattacida e massima potenza aerobica, anche se questa risultò contenuta (r=0.69, p=0.001).Questo fatto ipotizza delle qualità atletiche che incidono positivamente sia sulle capacità di resistenza di tipo anaerobico, sia su quelle di tipo aerobico. La possibilità di trovare calciatori con sistemi di produzione di energia che possono “pressoché” seguire la stessa via di sviluppo ci induce a pensare che allenamenti in forma intermittente, che determinano velocità di corsa corrispondenti a produzioni di lattato tra i 4-8 mM l-1, hanno un effetto allenante sia sulla potenza aerobica, sia sulla resistenza lattacida.Queste esercitazioni per il calcio è bene che avvengono in forma collegata, con recuperi di pochi secondi tra le varie frazioni di corsa, come spesso accade in partita (5, 13). Inoltre come rilevato da Evertsen e coll. (6) è fondamentale che l’intensità del lavoro sia tra l’ 80-90% del VO2 max, intorno appunto a quella della soglia anaerobica. Non solo gli atleti testati migliorarono la loro performance, ma fu riscontrata un aumento significativo dell’enzima SDH (presente nelle fibre I e IIa) pari al 6% (p<0.02), mentre il PFK (presente nelle fibre IIa, IIb) diminuì la sua concentrazione del 10% (p=0.02). Ricordiamo che l’attività di questi enzimi è fondamentale da un punto di vista fisiologico in quanto catalizzano le reazioni chimiche responsabili del metabolismo energetico durante l’attività fisica. Più precisamente l’SDH permette all’acido piruvico scoria delle combustioni aerobiche degli zuccheri di essere ossidato, mentre il PFK catalizza la reazione che parte dal glicogeno e arriva all’acido piruvico.In sintesi ciò significa condizionare l’atleta a supportare alti ritmi di lavoro usufruendo a pieno del sistema aerobico, intaccando in forma minore il sistema lattacido. MacDougall,e coll. (10) esaminarono gli effetti dell’interval training sull’attività muscolare degli enzimi sia glicolitici che ossidativi, e la performance atletica.Il programma di allenamento migliorò significamente il picco di potenza espressa sulle serie di 30 s, ed il VO2 max. La massima attività enzimatica dell’esochinasi, fosfofruttochinasi, citrato sintetasi, succinato deidrogenasi, e del malicodeidrogenasi risultò significativamente (P < 0.05) più alta dopo l’allenamento. Gli autori concludono affermando che brevi ma intense fasi di corsa possono migliorare l’attività enzimatica sia glicolitica che ossidativa, la potenza espressa nell’esercizio, e il VO2 max. Rodas e coll. (16), dimostrò come un programma di allenamento intermittente svolto ad alta intensità aumentò l’attività enzimatica ossidativa muscolare. Rodas e coll. (16) valutarono i cambiamenti sul metabolismo aerobico e anaerobico in atleti maschi a seguito di un breve programma di lavoro. I soggetti effettuarono ogni giorno per due settimane un allenamento intermittente che prevedeva 15 s di corsa alla max intensità, separati da 45s di recupero, seguiti da due serie di corsa di 30s alla max intensità separati da 12min di recupero. Ogni due sessioni di allenamento veniva aggiunto una serie di lavoro. Nelle ultime 3 sessioni di training, il carico raggiunse 7 serie di 15s, ed altrettante di 30s. Il massimo consumo di ossigeno aumentò da 57±3 a 64±3 ml min-1 kg-1, con un sostanziale aumento dell’attivitàdel citrato sintetasi (38%) e del 3-idrossiacil-CoA deidrogenasi (60%). Questi cambiamenti nell’attivita enzimatica ossidativa possono aumentare la quantità di grassi ossidati e ridurre l’ossidazione dei carboidrati.La sostanziale riduzione nell’accumulo di ioni idrogeno può incrementare la durata della performance (9).
È interessante notare come l’aumento nell’intensità dell’allenamento può aumentare la durata dell’esercizio senza cambiare il VO2 max. Acevedo e Goldfarb (1) seguirono un gruppo di corridori che incrementarono l’intensità del loro allenamento fino 90-95% della max frequenza cardiaca utile.Il programma di lavoro fu eseguito per 8 settimane.Gli atleti migliorarono di 63 s il tempo di percorrenza sulla distanza di gara (10-Km) e abbassarono significativamente la concentrazione di lattato all’ 85 e al 90% del VO2 max, ma non si verificò un sostanziale cambiamento nel VO2 max(65.3 ± 2.3 vs 65.8 ± 2.4 ml kg-1min-1). Oltre al massimo consumo di ossigeno, anche la valutazione della soglia anaerobica risulta essere un valido indice soprattutto per l’aspetto pratico che riveste nella programmazione dell’allenamento. Proietti (16) in uno studio su giovani calciatori d’elite (n= 36, età 17.2±1.08; altezza 176.3±5.18; peso 68.4± 6.07) rilevò la stessa in media all’82% del VO2 max, circa 47 ml kg-1min-1; valori simili sono stati riscontrati in altri studi (4). Considerando la velocità alla soglia anaerobica (14,5 km h-1 circa) essa si colloca all’80% rispetto alla massima velocità (18 km h-1 circa) in un test lineare progressivo e massimale che prevedeva step di 3 min a velocità crescente. Stessi risultati sono stati rilevati da Meyer e coll. (11), in uno studio su squadre di prima divisione tedesca durante un periodo compreso tra il 1991 e il 1998, che prevedeva appunto la valutazione della velocità alla soglia anaerobica in tre diverse stagioni. I valori di 14,4; 14,3; 14,3 km h-1 risultarono non significativamente differenti, ipotizzando un’adattamento costante a determinate velocità di corsa, che sembrano essere quelle dove più sovente si verifica l’assestamento di tali parametri. Valori leggermente inferiori, 13,5 km h-1 sono stati riscontrati in giocatori appartenenti ad un club di serie A italiano di alto livello (dati non pubblicati). Per ciò che riguarda la potenza aerobica, la letteratura internazionale mostra come i calciatori professionisti hanno valori di consumo di ossigeno oscillanti tra i 52 e i 62 ml kg-1 min-1.

PRINCIPI DEL PROTOCOLLO DI “SINTESI”
I principi su cui si basa il lavoro intermittente sono da ricercare nell’affinità con le caratteristiche della prestazione presa in esame:
a) l’alternanza di sforzi elevati ad altri meno intensi con pause brevi di recupero,
b) il reclutamento alternato sia delle fibre veloci (IIb), durante gli sprint, di quelle veloci resistenti (IIa) durante la corsa ad alto ritmo,
c) la produzione “ottimale” di acido lattico 4-8 mM l-1, ne troppo bassa ne troppo alta, sufficiente a stimolare i processi fisiologici di smaltimento dello stesso come substrato energetico, permettendo così il continuo dello sforzo.

IL TEST DI SINTESI
Le motivazioni che hanno spinto allo studio di questo test sono:
• trovare un test che misuri con tutte le differenze del caso, rispetto a quelli di laboratorio le proprietà metaboliche in regimi di lavoro intermittente.
• che sia vicino da un punto di vista biomeccanico all’espresioni di corsa del calciatore.
• che fornisca informazioni sullo stato di forma, e che permetta senza speciali apparecchiature a parte il cardiofrequenzimetro di individualizzare i carichi di lavoro per l’omonimo metodo di allenamento, tramite la rilevazione della max F.C. utile. Questo test che prevede 11 sprint di 20m. rec 20sec + 8 min alla max velocità di corsa possibile (dire al calciatore di sparare tutto una volta raggiunto l’ultimo minuto) su percorso a navetta di 20 - 40 - 60 - 80 - 100 m. Il calciatore deve sempre tornare alla linea di partenza sia dopo ogni sprint, che durante la fase di corsa successiva . Le correlazioni con il test di Lèger (9) sono risultate significativamente positive (p=0.00, r=0.95, fig.1) indicando per i soggetti (n=13) con un elevato VO2 max la possibilità di percorrere distanze maggiori durante gli 8’ di corsa. Anche la max frequenza cardiaca rilevata a termine del protocollo di Sintesi risulta significati vamente correlata a quella del protocollo di Lèger (p=0.00, r=0.90, fig.2).Altra significativa correlazione (p=0.00, r= 0.85, fig.3) è stata trovata tra la velocità di soglia anaerobica nel test di Rognoni (12) e la distanza percorsa nel protocollo di Sintesi (14). Ciò induce a pensare che gli atleti in possesso di un’alta velocità di soglia anae robica, siano in grado di percorrere distanze maggiori nel protocollo di Sintesi. Come dimostrato da altri autori (2, 17), l’allenamento intermittente ad alta inten sità, se applicato secondo precise modalità,risulta correlato positivamente con le attivita di gioco più intense, che prevedono velocità di corsa maggiori di 6 m s1 (Proietti R. 2002, dati non pubblicati). Queste azioni risultano essere quelle dove più sovente si verificano episodi decisive per il risultato finale (intercettazioni, anticipi, contrattacco, pressing ecc..). Grazie all’analisi compiuterizzata di un sofisticato sistema di videocamere (ProZone, Leeds, U.K) è stato possible verificare ed analizzare su un campione di 9 calciatori appartenenti alla I divisione del campionato degli Emirati Arabi, la quantità e la velocità delle varie fasi svolte durante un’incontro (tab.1-2). Se i parametri relativi alle fasi svolte ad alta intensità risultano significativamente correlati al parametro di potenza aerobica indicato dal test di Sintesi (r=0.85, r=0.74, r=0.85 e r=0.73 rispettivamente per HIR6M, NHIR, THIR e DPB, p<.05), la quantità totale di corsa sviluppata nell’incontro nonchè le fasi senza possesso di palla, risultano invece non significativamente correlate(p>0,05).Quindi possimo affermare che test e metodi per valutare e sviluppare la potenza aerobica in regime intermittente nei calciatori, risultano essere presupposti fondamentali nel predire la ” qualità” delle attività di gioco.











RILEVAZIONI
Frequenza cardiaca massima da percentualizzare al 90-95% per trovare il range di lavoro per il metodo di Sintesi Metri percorsi durante il blocco di corsa di 8 minuti Per chi dispone di cellule fotoelettriche, è interessante valutare i tempi di per correnza sui 20m., valutando la media dei tempi degli 11 sprint, come indice di resistenza alla velocità, e il miglior tempo sui 20m., come indice di velocità pura.



IL METODO DI SINTESI
Ricordiamo che l’allenamento utile per elevare il VO2 max prevede l’utilizzo d’intensità che promuovono una frequenza cardiaca pari al 90-95% della massima individuale, stimolando miglioramenti anche sulla velocità di soglia anaerobica. Riportiamo qui di seguito il parere di alcuni Autori sulle percentuali rispetto alla max frequenza cardiaca utile alla quale corrisponde la soglia anaerobica e all’in terno della quale e opportuno lavorare per elevare il VO2 max:

CONSIDERAZIONI IN FASE ORGANIZZATIVA
Ai fini dell’applicazione pratica in sede di allenamento (ogni atleta dovrebbe disporre di un proprio cardiofrequenzimetro ai fini di un personalizzato training) risulta opportuno percentualizzare i vari dati in rapporto alla propria massima F.C utile che ricordiamo sembra essere la variabile meno influenzabile dall’allenamento e che potrebbe essere considerata come variabile indipendente ai fini di verificare come gli altri parametri varino in funzione di essa dopo cicli di training. Il 90-95% della max F.C. è il range d’intensità al quale corrisponde la soglia anaerobica ed all’interno della quale è necessario correre per migliorare la potenza aerobica. Nel caso in cui i cardiofrequenzimetri siano due o tre, è necessario primo raggruppare la squadra in due o tre sottogruppi in funzione del risultato del test, es.gruppo A atleti che sono rientrati tra i 1600-1700m., gruppo B quelli tra 1700-1800m., gruppo C quelli tra 1800-1900, poi scegliere un capogruppo che funge da regolatore di velocità di corsa.







ADATTAMENTI MORFOLOGICO-FUNZIONALI RICERCATI
1) Durante gli sprint
• res. alla velocità in condizioni lattacida
• accellerazioni e decellerazioni continue
• aumento del volume sistolico
• miglioramento dei meccanismi di produzione energetica
2) Durante i blocchi di corsa
• mantenimento di un ritmo di corsa medio alto in condizioni di fatica
• corretta biomeccanica di corsa indotta dai continui cambi di direzione
• utilizzo metabolico del piruvato e acidi grassi con risparmio del glicogeno
• aumento della velocità di smaltimento dell’acido lattico

Gli andamenti medi delle concentrazioni di lattato ematico nel metodo intermitten te Sintesi risultano i seguenti, anche se esistono notevoli variazioni tra gli atleti:
versione A: intorno ai 7 mM l-1 a fine degli 11 sprint ed intorno ai 3 mM l-1 a fine del blocco di 8’di corsa.
versione B: ha presentato degli andamenti del lattato pressoché simili tra le due espressioni di corsa e più precisamente circa 3-5 mM l-1 sia a fine dei 6 sprint che nel blocco di 3’ di corsa.
versione C: ha presentato valori di lattato compresi tra i 3-4 mM l-1.Questa ver sione visto le modalità con le quali si esprime, 6 sprint lineari di circa 3’’ cia scuno, presenta valori di lattato ematico non eccessivamente alte, presupponendo un massiccio apporto del sistema del fosfageno, l’anaerobico alattacido, che sem bra, appunto, ricoprire buona parte delle quota energetica richiesta per questo tipo di sforzo.

CONCLUSIONI
L’importanza della ricerca di un ottimo condizionamento fisico nel calciatore di alto livello, è supportata da alcune ricerche che confermano l’aumento dell’impegno metabolico durante un incontro di calcio (2). Un’indagine condotta dal Settore tecnico di Coverciano della F.I.G.C. (Federazione Italiana gioco calcio) su 152 gare; Mondiali 1990, Campionato Europeo 88, Coppa Uefa 1990, Campionato Italiano e Francese 1989-90, ha dimostrato quanto segue:
Tempo max effettivo di gioco 60’di cui:
• 38’ in corsa lenta effettuata in regime aerobico, al 65/75% del VO2 max;
• 13’ in allungo effettuato in regime aerobico/anaerobico, all’85% del VO2 max
• 8’30’’ in sprint di circa 3’’ (circa 20m) con recuperi di 45’’-60’’effettuti in regime anaerobico alattacido.
Questi ultimi passati da un numero per gara oscillante dagli 80-120 nel 1970, a 130-150 nel 1990. L’autore utilizzando il test di Sintesi come metodo valutativo per la potenza aero bica e la resistenza alla velocità ha rilevato con una squadra appartenente alla prima divisione degli Emirati Arabi un aumento della velocità di corsa con pre sumibile aumento del consumo di ossigeno. Il protocollo di lavoro prevedeva 2 sedute la settimana per un totale di 4 setti mane.Nelle prime due è stato usata la versione A, nella terza e quarta settimana la versione B.I risultati (tab.3) dimostrano come vi sia stato un incremento stati sticamente significativo (p.,00) tra la prima valutazione (PAER1, 1692 m) e la seconda (PAER2, 1817m) effettuate rispettivamente all’inizio e alla fine del periodo preparatorio, mentre il mantenimento di tali valori, com’è auspicabile durante il campionato, non ha presentato differenze statisticamente significative (p.> 0,05) tra la seconda valutazione (PAER2, 1817m) e la terza (PAER3, 1805m). Il gruppo di controllo formato da 6 giocatori, che effettuò solo le sedu te tecniche, evitando il training per la potenza aerobica, non presentò nessun significativo incremento (p.> 0,05).

Tab.3. Statistica Descrittiva

Anche la resistenza alla velocità valutata con gli 11 sprint ha presentato dei significativi abbassamenti dei tempi di percorrenza.Quanto dimostrato ipotizza per i soggetti allenati con questo metodo un miglioramento della velocità di smaltimento dell’acido lattico (prodotto dalle fibre veloci durante i blocchi di sprint) nonchè il suo utilizzo come substrato energetico dalle fibre lente e veloci resistenti (durante i blocchi di corsa con cambio di direzione) che avviene ad alte F.C. presupponendo per i calciatori la possibilità di reiterare sforzi massimali (sprint) durante situazioni di gioco (pressing e possesso palla) in cui il sistema cardiocircolatorio e muscolare risulta trovarsi ad “alti regimi di lavoro”.