FOTO DI GRUPPO AL C.T.F. DI COVERCIANO

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lunedì 16 aprile 2012

VARIABILI CHE INFLUENZANO L'INTENSITA' NELLE ESERCITAZIONI CON LA PALLA (SMALL-SIDED-GAMES)

L’articolo è tratto da: Factors influencing physiological responses to small-sided soccer games - Journal of Sports sciences, pubblicato la prima volta il 5 Settembre 2006.
tratto dal Notiziario del Settore Tecnico n.1-2007
di Ermanno Rampinini, Franco M. Impellizzeri, Carlo Castagna, Agostino Tibaudi e Samuele Marcora.

 
Nell’allenamento del calciatore si utilizzano spesso delle particolari esercitazioni in cui si riducono il numero di giocatori coinvolti e le dimensioni del campo utilizzate. Queste particolari esercitazioni vengono chiamate “small-sided games”. Gli “small-sided games” sono sempre stati utilizzati per migliorare le abilità tecniche e tattiche del calciatore, oggi vengono proposte nell’allenamento anche per migliorare le qualità aerobiche (Balsom, 1999; Bangsbo, 2003; Drust, Reilly e Cable, 2000). Un gruppo di ricercatori norvegesi (Hoff et al., 2002) ha osservato che in una mini-partita 5 contro 5, utilizzando un campo di 50 x 40 m, si possono raggiungere delle intensità di lavoro molto alte (frequenza cardiaca di esercizio tra il 90 e il 95% della frequenza cardiaca massima del soggetto). Inoltre, recentemente, il gruppo di ricerca del laboratorio MAPEI, ha dimostrato l’efficacia di alcune esercitazioni specifiche con la palla per l’allenamento del calciatore (Impellizzeri et al., 2006). Si ipotizza che diverse variabili possano influenzare l’intensità dell’esercizio durante le esercitazioni con il pallone. Le variabili che si presume possano avere maggiore importanza sono: dimensioni del campo utilizzato, incitamento da parte dell’allenatore, numero di giocatori coinvolti e regole adottate (Balsom, 1999; Bangsbo, 1998; Hoff et al., 2002). Pur ipotizzando l’effetto di queste variabili, nessuno studio ha investigato sistematicamente gli effetti di ciascuno di questi elementi sull’intensità dell’esercizio. In altre parole, conoscere come modificare questi elementi al fine di raggiungere il target prefissato, risulta essere di fondamentale importanza per pianificare correttamente l’allenamento del calciatore. Per questi motivi è stato condotto uno studio su venti calciatori di livello dilettantistico. Questi giocatori si allenavano mediamente 3 volte alla settimana per circa 2 ore. Durante l’intera stagione agonistica l’allenamento atletico è stato realizzato utilizzando esclusivamente esercitazioni con la palla in spazi ridotti. Non è stato svolto alcun tipo di lavoro di forza o di potenza che avrebbe potuto influenzare i risultati dello studio. Le esercitazioni indagate sono state mini-partite (3 vs 3; 4 vs 4; 5 vs 5 e 6 vs 6); in tutte queste minipartite sono state utilizzate porte piccole senza portieri e un numero di tocchi libero. Il goal era considerato valido solamente quando, al momento della realizzazione, tutta la squadra si trovava nella metà campo avversaria. Ogni partitella è stata effettuata con 3 dimensioni di campo diverse (piccolo, medio e grande). Nella tabella 1 sono riportate le dimensioni dei campi utilizzati durante le esercitazioni. Ogni mini-partita è stata inoltre condotta in due diverse condizioni: con incitamento costante da parte dell’allenatore e senza incitamento da parte dell’allenatore. Per rendere assolutamente confrontabili le risposte fisiologiche alle diverse esercitazioni, tutte le partitelle analizzate sono state eseguite con una modalità simile a quella utilizzata per l’interval training, 3 ripetizioni di 4 minuti ciascuna on 3 minuti di recupero tra le ripetizioni. Tutte le esercitazioni sono state eseguite all’inizio della seduta di allenamento, subito dopo la fase di riscaldamento.

TEST DI LABORATORIO E TEST DA CAMPO

Gli atleti coinvolti nello studio sono stati sottoposti a diversi test di valutazione specifici e generali. Sono stati eseguiti lo Yo-yo endurance test (livello 2) e lo Yo-yo intermittent recovery test (livello 1) in tre diversi momenti della stagione agonistica: all’inizio (settembre), a metà (gennaio) e al termine (maggio). Durante i test, veniva registrata la frequenza cardiaca e rilevata la frequenza cardiaca massima di ogni soggetto. Lo Yo-yo test consiste in corse a navetta sulla distanza di 20 metri, realizzate a velocità rescenti e separate da pause di recupero attivo di 10 secondi (nella versione intermittent), o compiute in maniera continua (nella versione endurance). Il test veniva considerato concluso quando l’atleta si fermava volontariamente (esaurimento) o quando per due volte consecutive il soggetto non riusciva a sostenere il ritmo imposto dal segnalatore acustico. Nel mese di giugno, i giocatori sono stati sottoposti anche ad un test incrementale su nastro trasportatore per la determinazione del massimo consumo di ossigeno (VO2max) in laboratorio. Il VO2max è stato determinato per mezzo di un test incrementale su nastro trasportatore con inclinazione costante dell’1%. Il protocollo del test prevedeva una velocità iniziale di 9 km/h con incrementi di 1 km/h ogni minuto. I gas espirati sono stati analizzati utilizzando un sistema automatico di misurazione del consumo di ossigeno in modalità “respiro per respiro”. Parametri fisiologici misurati durante le partitelle Nel corso di ogni seduta di allenamento è stata monitorata la frequenza cardiaca di ogni soggetto. Al termine della seduta di allenamento i dati venivano analizzati con un software dedicato, prendendo in considerazione i valori medi delle tre serie di 4 minuti di esercizio. Inoltre venivano prelevati campioni di sangue capillare dal lobo dell’orecchio entro un minuto dal termine delle mini-partite, utilizzandoli per la misurazione della concentrazione del lattato ematico. Alla fine dell’esercitazione a tutti gli atleti veniva inoltre chiesto quale fosse il livello dello sforzo percepito relativamente a ciascuna delle tre serie sostenute, utilizzando la scala di Borg (CR10). In precedenza, l’intero gruppo era stato familiarizzato all’utilizzo di questa metodica, seguendo le indicazioni standard previste dal protocollo (Borg, 1988).
RISULTATI
Test di laboratorio e test da campo La distanza totale percorsa durante l’esecuzione dello Yo-yo intermittent recovery test aumentava nel corso della stagione agonistica, passando da 1986±334 m in settembre a 2117±380 m in febbraio e a 2132±380 m in maggio (P<0,01). In maniera del tutto analoga, la distanza coperta nella versione endurance del test aumentava da 1113±251 m in settembre a 1576±300 m in febbraio e a 1606±281 m in giugno. Il massimo consumo di ossigeno misurato nei 20 soggetti durante il test incrementale su nastro trasportatore in laboratorio era pari a 56,3±4,8 ml/kg/min. La frequenza cardiaca massima non variava nel corso della stagione (191±9; 190±8; 190±10 battiti/min in settembre, febbraio e maggio/giugno, rispettivamente (P=0,95). I valori raggiunti durante i test in laboratorio e sul campo non sono risultati essere diversi tra loro (P=0,75). (Tabella 2) Risposte fisiologiche indotte dalle esercitazioni in spazi ridotti Le intensità di esercizio raggiunte durante ciascuna esercitazione proposta sono illustrati in Tabella 2, mentre i risultati dell’analisi dei fattori principali che influenzano l’intensità di esercizio sono riportati in Tabella 3. È stato verificato un effetto significativo del tipo di partitella utilizzata (P<0,017) sui valori di frequenza cardiaca, concentrazione del lattato nel sangue e percezione dello sforzo (RPE). In altre parole, l’intensità di esercizio varia al variare dell‘esercitazione utilizzata. L’analisi statistica rivela che il 3 vs 3 è risultato essere più intenso rispetto al 4 vs 4 e al 5 vs 5. Nessuna differenza significativa è stata misurata tra il 4 vs 4 e il 5 vs 5, mentre tutte e tre queste esercitazioni sono risultate essere più intense del 6 vs 6. È stato inoltre verificato un effetto significativo delle dimensioni del campo di gioco utilizzato sulla frequenza cardiaca di esercizio, sulla concentrazione di lattato accumulato e sulla percezione dello sforzo (RPE). L’analisi dei post-hoc ha consentito di evidenziare che la frequenza cardiaca e il lattato nel sangue erano maggiormente elevati durante le esercitazioni realizzate in spazi di ampie dimensioni rispetto alle partitelle giocate con dimensioni del campo medie e piccole. La percezione dello sforzo (RPE) è risultata essere maggiore per le esercitazioni effettuate in campi grandi o medi rispetto a quelle effettuate in campi piccoli. Infine, è stato dimostrato un effetto significativo sull’intensità di esercizio da parte dell’incitamento dell’allenatore, con ricadute,ancora una volta, sui valori di frequenza cardiaca, concentrazione del lattato e percezione dello sforzo (RPE).



DISCUSSIONE

RISPOSTE FISIOLOGICHE

Con questo studio sono stati descritti per la prima volta gli effetti: della tipologia di partitella utilizzata, delle dimensioni dello spazio di gioco e dell’incitamento dell’allenatore sull’intensità delle esercitazioni con la palla con ridotto numero di giocatori. I nostri risultati sono in linea con quanto riferito da giocatori e tecnici riguardo l’influenza dei fattori indagati sulle risposte fisiologiche durante l’esercizio. La maggior intensità di esercizio riscontrata nell’esercitazione 3vs3 rispetto al 6vs6 potrebbe essere attribuita all’aumento del numero di interazioni con il pallone (dribbling, passaggi, conduzioni di palla, contrasti etc) che ogni giocatore effettua nella prima esercitazione rispetto alla seconda. In precedenza, Balsom (1999) aveva dimostrato che nel corso di 20 minuti di gioco 3 contro 3 si assisteva ad un incremento del 300% del numero di possessi di palla per giocatore, rispetto a quanto avveniva in una partitella giocata 7 contro 7. Dato che correre con la palla al piede richiede un maggior dispendio di energia rispetto alla corsa eseguita senza pallone, la maggiore intensità di esercizio potrebbe essere causata da questi fattori (Reilly and Ball, 1984). Un altro risultato delle ricerca è la dimostrazione che le esercitazioni condotte in spazi di maggiori dimensioni sono risultate essere più intense rispetto a quelle realizzate con le medesime modalità ma in spazi più piccoli. I risultati di questa ricerca confermano quelli di altri studi che erano stati effettuati in precedenza (Aroso, Rebelo e Gomes-Pereira, 2004; Balsom, 1999). Per esempio, Balsom (1999) aveva ipotizzato che, svolgendo una partitella 4 vs 4 si poteva raggiungere un’intensità di esercizio pari a quella ottenuta nel 3 vs 3 semplicemente aumentando la superficie del campo utilizzato. I risultati del nostro studio confermano quest’ipotesi, dal momento che l’intensità registrata nel 3 vs 3 giocato in un campo piccolo risulta essere simile a quella del 4 vs 4 giocato in un campo grande (percentuale della frequenza cardiaca massima 89.5±2.9 % nel 3 vs 3 e 89.7±1.8% nel 4 vs 4, accumulo di acido lattico 6.0±1.8 mmol·l-1 nel 3 vs 3 e 6.0±1.6 mmol·l-1 nel 4 vs 4 e percezione dello sforzo 8.1±0.6 CR10 nel 3 vs 3 contro 8.1±0.5 nel 4 vs 4). Le nostre osservazioni sono in linea anche con i dati presentati da Hoff et al. (2002), i quali ipotizzavano che l’incitamento durante lo svolgimento delle esercitazioni contribuiva ad innalzarne l’intensità di esercizio in maniera significativa. Questo effetto risulta essere estremamente importante da un punto di vista pratico, poiché la motivazione “esterna” fornita dalla supervisione dell’allenatore consente di ottenere migliori risultati nel corso di un allenamento. L’intensità media di tutte le esercitazioni incluse in questo studio ricade entro il range classificato come “lavoro ad alta intensità” secondo Bangsbo (2003). Sulla base dell’analisi statistica degli effetti dei diversi fattori, quello che ha la maggior influenza sulle risposte fisiologiche è l’incitamento da parte dell’allenatore, seguito dalle modalità di esercizio e dalle dimensioni del campo da gioco. Sebbene statisticamente significativo, l’effetto di ciascun fattore preso isolatamente ha un impatto limitato dal punto di vista fisiologico. Tuttavia, la combinazione dei diversi elementi consente di ottenere differenti livelli di esercizio. Per esempio, nell’esecuzione delle minipartite 3 contro 3 su campo di dimensioni ampie e con incitamento del tecnico i giocatori raggiungevano il 91% della loro frequenza cardiaca massima, producevano una concentrazione di lattato di 6,5 mmol/l e riportavano un punteggio di 8,5 sulla scala CR10 di Borg. Per contro, nel corso delle mini-partite 6 contro 6 su campo di dimensioni ridotte e senza incitamento del tecnico, la frequenza cardiaca media scendeva all’83% del valore massimo, la concentrazione del lattato era pari a 3,6 mmol/l e l’RPE era di 4,8 punti. Questo è solo un esempio di come l’allenatore può modulare l’intensità di questi mezzi di allenamento attraverso la combinazione dei tre fattori presi in esame in questa ricerca.

CONCLUSIONI 

In conclusione, questo studio dimostra che l’intensità di esercizio negli allenamenti svolti con l’utilizzo della palla può essere modulata variando la tipologia di esercitazione, le dimensioni dei campi utilizzati e dal fatto che l’allenatore incoraggi direttamente o meno i propri giocatori. Utilizzando combinazioni diverse di questi elementi i tecnici possono modulare il parametro intensità dell’allenamento, sempre rimanendo all’interno della zona definita “medio-alta intensità” e, per mezzo di queste operazioni, controllare più efficacemente gli stimoli di allenamento. Di conseguenza, questi tipi di esercitazioni possono essere utilizzati efficacemente per stimolare molti adattamenti fisiologici ed incrementare le performance come dimostrato anche in un nostro recente studio applicato (Impellizzeri et al., 2006).